Iniziare a coltivare
Scegliere la varietà di cannabis con cui coltiveremo per la prima volta risulta sempre abbastanza snervante, districarsi fra nomi accattivanti e genealogie leggendarie può creare confusione nella scelta. Chiedere consiglio al negoziante di fiducia può essere una valida opzione, affidarsi ai fumosi ricordi dell’ultimo viaggio nei Paesi Bassi alla ricerca della migliore varietà testata può rappresentare un’alternativa, ma informarsi su cosa andremo a coltivare è la via migliore per pianificare al meglio il nostro ciclo.
Esistono dei database che illustrano la genealogia di quasi tutto quello che il mercato offre, descrizioni dettagliate sui fenotipi, tempistiche e aromi.
Generalmente il coltivatore neofita mostra poco interesse verso questi aspetti, punta al miglior risultato in più breve tempo possibile, la passione, di solito cresce con l’esperienza e con la voglia di migliorarsi, infatti, gran parte di questi coltivatori vengono risucchiati nel vortice delle autofiorenti che garantiscono ottimi risultati in un paio di mesi da seme a raccolto.
Iniziamo proprio con le autofiorenti per tentare di sfatare qualche leggenda metropolitana.
Le auto sono piante di cannabis un po’ particolari, prima del grande boom degli ultimi anni (quasi tutte le bank hanno versioni automatiche dei loro strain più famosi) erano chiamate comunemente lowryder, come la prima varietà messa in commercio agli inizi degli anni 2000 da un breeder canadese che lavorò sull’ interessante caratteristica della fioritura della Ruderalis.
Ceppo di cannabis originario della Russia quasi priva di THC, ma con la capacità di fiorire indipendentemente dal fotoperiodo.
Nonostante sia stata scoperta nella prima metà del ‘900 pochi ci avevano lavorato per la produzione di inflorescenze, prediligendo l’uso di varietà asiatiche, europee o sudamericane decisamente più adatte allo scopo ricreativo.